Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad una vera e propria proliferazione di micro-label musicali che, sulla scia dei dettami D.I.Y. (“do it yourself” ovvero “fattelo da solo”) delle produzioni discografiche punk-hardcore, hanno completamente ridisegnato il panorama underground mondiale e italiano. Anche la povera Italia, tanto bistrattata e malata di esterofilia, possiede dei giacimenti importanti dove è possibile trovare metalli preziosi, e fra i tanti filoni che percorrono sotterraneamente la capitale può capitare (per i più fortunati) di imbattersi nella Geograph Records, etichetta di cassette e cdR che gravita in quella Roma Est che ha fatto di Borgata Boredom il suo manifesto artistico. La Geograph è nata da pochi anni ma ha già sfornato alcuni dei lavori più interessanti di “cantautori”, se così possiamo definirli, di questo miasma weird-pop in controtendenza con una società basata sull'apparenza sorretta da una continua esposizione ad un'iconografia mediatica che rimbalza dal trash al nazionalpopolare.
Grip Casino, Eva Won, Trapcoustic, Harmony Molina e gli altri musicisti che orbitano intorno alla Geograph Records corrispondono ad un'isola sperduta in questo oceano di superficialità, un luogo dove è possibile incontrare strane creature e dove la vegetazione offre frutti genuini ed esotici.
Già dalla prima uscita:
Grip Casino - “
SNTVL” la Geograph presenta al pubblico un disco essenziale ed eccentrico che ricorda molto da vicino i primi lavori di Daniel Johnston. La chitarra storta e dissonante è suonata con un approccio primitivista che risulta ancora più aspro per via dello stile di registrazione casalingo. Le canzoni che compongono questo disco sono spesso intervallate da intermezzi chiamati
Skit che sono delle incursioni noise in una cornice che va dal punk ad un certo genere di indie-folk che si è sviluppato soprattutto negli Stati Uniti ed in Australia con esperienze, nelle decadi scorse, come Tall Dwarf o Half Japanese. Il secondo titolo della Geograph è affidato a
“Bonsai Heart” dell'artista polistrumentista romano
Trapcoustic. Inizialmente avevamo qualche riserva su questo lavoro, semplicemente non riuscivamo a spiegarci come un “noiser” della prima ora come Stefano Di Trapani (alias Trapcoustic) potesse avere nelle corde un genere così prettamente indie-folk, poi ad un ascolto più attento ci siamo dovuti subito ricredere.
“Bonsai Heart” è forse uno dei migliori e più ispirati dischi che abbiamo ascoltato negli ultimi anni, Nick Drake incontra il cadavere di Kurt Cobain e quello che ne esce è una sorta di punk-psichedelia totalmente dissennata e percorsa da lampi di assoluta genialità creativa.
“English muffins for breakfast while you're smoothly rubbing your legs against mine” è il titolo del disco del cantautore post-grunge
Harmony Molina, primo ospite internazionale che fuoriesce, almeno geograficamente, dall'entourage romano della Geograph. Il disco è composto da 11 affreschi moderni che scorrono fluidamente sul nastro della tape come se appartenessero da sempre all'ascoltatore, un “istant-classic” che, appunto per la sua compiutezza, non solleva ulteriori interessi all'orecchio di un appassionato di sperimentazione. L'ultima release risale alla primavera 2012 ed è l'esordio di
Eva Won con il suo disco omonimo. Questa è una delle più belle sorprese dell'anno: lo spettro cromatico delle influenze è enorme, si va dagli Spacemen 3 alle Y Pants, il tutto miscelato sapientemente e condito da una sorprendente (auto)ironia.
“S/t” di Eva Won rappresenta
una vittoria di “squadra”, è il manifesto di una scena che offre la possibilità a chiunque abbia qualcosa (di interessante) da dire di esprimersi artisticamente e creativamente, ed è questo il punto di forza e fondamentale peculiarità di etichette come la Geograph Records. Altre recenti issues dell'etichetta sono:
Calcutta:
"Forse..." (LP 2012) e
Kawamura Gun:
"Brutiful" (LP 2012). Abbiamo incontrato “Giannantony” aka Antonio Giannantonio aka
Grip Casino alla manifestazione Crack Comics!, un festival di fumetti indipendenti nella suggestiva cornice del centro sociale Forte Prenestino in Roma: lì abbiamo registrato questa intervista che siamo lieti di trascrivere per i lettori di Distorsioni.
Nick Zurlo (Distorsioni) - Perchè è nata Geograph Records?
Antonio Giannantonio aka Grip Casino - Fin da quando ero pischello ho sempre sognato di avere un'etichetta, registrare gruppi, fare dei racconti, fare delle cose che mi rappresentassero.L'idea è quella di utilizzare le “canzoni”, una sorta di racconto povero, una cosa che sta andando scomparendo.
Geograph Records si inserisce in un contesto musicale (Roma Est/Borgata Boredom) che fondamentalmente è percorso dalla vena noise, proponendo opere che effettivamente non hanno nulla a che vedere con questo genere di musica totalmente destrutturata.
Questo avviene principalmente per il fascino che si prova per alcuni dischi “compiuti”, fatti di pochi accordi e di parole cantate. Certo Geograph Records non sarebbe mai esistita senza Borgata Boredom.
Pensi che questo tipo di approccio molto “privato” o “intimista” possa essere di respiro globale o soltanto circoscritto ad una cerchia di amici e aficionados che seguono questa scena?
Questo è un problema che noi affrontiamo per ogni uscita, non possiamo permetterci lunghe sessioni di registrazioni o microfoni da 2000 euro quindi ci affidiamo al room-recording. Ogni artista ha delle idee precise e per evitare che vengano in qualche modo corrotte ci affidiamo all'autoproduzione. Il nostro approccio non è quello di fare un prodotto circoscritto solo per gli amanti del Lo Fi ma questa è una scelta obbligata.
Parlando proprio di supporto fisico, voi Prediligete il cd-r e la tape, come mai la scelta di questi due supporti che sono così ostici per l'ascoltatore medio?
Noi usiamo questi supporti perché costano poco, la tape è il vinile dei poveri, ha un suono ed una peculiarità che affascina, ha una sua dignità in quanto nastro registrato.
Che musica bisogna fare per essere pubblicato su Geograph?
Io amo molto il suono scarno, povero, che con pochi accordi riesce a raccontare qualcosa di potente, è questa la caratteristica che la Geograph ricerca nei suoi artisti.
Che feedback avete dal pubblico?
La gente è strana, noi non ci autopromuoviamo tantissimo, ogni uscita è di 50 tape e un numero a caso di cd-r. La maggior parte delle vendite vengono da concerti che fanno gli artisti e da negozi di dischi che sono prevalentemente nella città di Roma, dovremmo in un certo senso sviluppare meglio la nostra distribuzione. Noi speriamo sempre che la gente ci venga a cercare.
Quale artista ti piacerebbe ospitare nella tua etichetta?
Vorrei scrivere a Phil Elvurm, artista americano che ha pubblicato con molti pseudonimi come Microphones o Mount Erie, mi piace molto il suo stile che definirei magico e libero, mi piacciono le sue canzoni, mi piacerebbe che mi regalasse qualcosa da pubblicare su Geograph.