Rome - Contact & order: Geograph.Issues@gmail.com

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giovedì 26 dicembre 2013

Marco Fiori su Kathodik

Kawamura Gun ‘Yaizooma’
(Geograph Records 2013)

Kathodik si è già occupata delle produzioni alie(nat)e della capitolina Geograph records: del lotto delle loro realizzazioni, che si conta sulle dita di due mani, “Yaizooma” del musicista giapponese Kawamura Gun rappresenta la faccia più gentile e surrealmente melodica (i Beatles tardi avrebbero molto amato la levità psichedelica della conclusiva The bird can't be here o la cantilena Terrible seeds).
Gun è un sognatore (cfr. Plastic capsule), un cappellaio matto alla Donovan che canta un poco in inglese un poco nella sua lingua (cfr. Aruhi/Naihi) brani che sembrano uscire dall’Inghilterra tardo “hippie” dei primi anni Settanta; chi ama il genere troverà “Yaizooma” molto apprezzabile. Non mancano sapori “glam” (cfr.I'm just an option); la qualità delle canzoni è senz’altro buona (cfr. la sydbarrettiana Invisible arrows).
Aggiunto: December 23rd 2013
Recensore: Marco Fiori


mercoledì 18 dicembre 2013

Nick Zurlo su Distorsioni

Grip Casino

UPSTART WORLD

2013 - Geograph Records
Grip Casino USPSTART WORLDGrip Casino è l'owner dell'etichetta romana Geograph Records a cui abbiamo dedicato uno speciale qualche tempo fa con una bella intervista proprio a lui, Antonio Giannantonio alias Grip Casino. Ora a distanza di alcuni mesi ci  ritroviamo in playlist il suo ultimo lavoro: “Upstart World” che rappresenta un'ideale continuazione del precedente “SNTVL”, dove vediamo assolutamente preponderante la figura di Daniel Johnston, così come Syd Barrett per il compagno d'etichetta, nonché amico, Trapcoustic. Pianoforti scordati, dissonanze elettroniche e chitarre primitive sono la materia di cui è composto questo disco, condito dal cantato naif di Grip Casino che se possibile rende ancor di più tangibile l'artigianalità del sound che, a nostro parere, trova la sua giusta dimensione nel supporto in cassetta. A road è un blues sconnesso e stonato dove chitarra e voce si inseguono in un gioco al massacro, il brano successivo The Writer ha un cantato quasi recitato che lo immerge in un'atmosfera 'beatnik' che percorre tutto il disco in costante equilibrio tra le sonorità tipiche dell'etichetta americana K Records (è facile riconoscere influenze di Microphones e The Halo Benders) ed il primitivismo lo-fi di Half Japanese, Jeffrey Lewis e naturalmente il mentore Daniel Johnston. In questo disco l'analfabetismo musicale si trasforma in materia poetica, ma tutto questo è filtrato da un'intenzione razionale e calcolata che a volte sembra sfociare irrimediabilmente in una sorta di manierismo. E' lodevole l'intenzione dell'etichetta di mettere a disposizione del pubblico queste talentuose produzioni, piccole gemme underground che in qualche modo ricreano qui in Italia un microclima culturale e musicale che ahimè raramente abbiamo avuto, ma allo stesso tempo si corre il rischio di dare alla luce una sorta di riproduzione in miniatura di fenomeni artistici nati altrove e già esauriti, così come quei parchi dove è possibile muoversi fra modellini di Tour Eiffel e Big Ben nel giro di pochi metri.


http://www.distorsioni.net/rubriche/fermoposta/fermoposta-it/upstart-world