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lunedì 19 dicembre 2016

Kawamura Gun su Kathodik recensione



Kawamura Gun ‘III’
(Geograph records 2016)

Kathodik ha già conosciuto la bizzarra arte del cappellaio matto barrettiano/lennoniano (cfr. Love is off-killer) Kawamura Gun, ovvero un noto giapponese a Roma.
I dodici brani contenuti in “III” confermano l’alterità temporale di questo menestrello nipponico (Drop off), impegnato a rinnovellare le maniere dell’anno del gatto (Neji) o dei lustrini/zatteroni glamorosi (Jeff the rice cooker designer). La barra sonora è saldamente diretta verso un orizzonte chiaramente, in-attualmente, sfocato (That Sunday), lo stesso di chi vedeva Emily giocare (e ne è rimasto giocato). L’idioma del Sole Levante rende il tutto più misterioso e alieno (Hanamatsuri).
Kakinori poro-poro potrebbe essere stata la vera sigla del cartone animato Pollon (già sbalestrato di suo). Da collocare sotto l’etichetta: Alice in Tokyo via Raccordo Anulare (Mashi).

giovedì 8 dicembre 2016

Trapcoustic su Noisey recensione





Secondo disco Geograph recensito in due settimane, l'etichetta romana ha proprio deciso di far parlare di sé. Questa volta la delicata copertina acquerellata cela una delle creature del nostro Demented (è inutile che gridiate al conflitto d'interessi, abbiamo anche recensito Arisa che come tutti sanno è fidanzata con Federico Sardo). Abbandonate le asperità noise di System Hardware Abnormal, Trapcoustic è essenzialmente un progetto pop intimista, che in molti degli episodi di Shell sembra ripercorrere le orme dei migliori outsider del secolo scorso—parliamo di Syd Barrett solista, Alexander "Skip" Spence, Kevin Ayers—ma con sonorità decisamente attuali. La prima cosa che ho pensato è stata "Trapcoustic è la versione vaporwave di Skip Spence", frase che dopo vari ascolti continuo a trovare appropriata. Beat frammentari, organi computerizzati, sampling selvaggio di archi, campane e pianoforti—sonorità plasticose che si scontrano con il cantato sommesso, sentito e stratificato che parla d'amore e del coraggio di vivere. Un disco che merita ascolti ripetuti per coglierne ogni sfaccettatura, dai suoi angoli più bui e inquietanti (quasi dark in "Lifergic") ai suoi episodi più eterei, a quelli più buffi e bizzarri che strapperanno sorrisi di pura allegria. 
INNAMORATED MARITAO

martedì 6 dicembre 2016

K G su Noisey recensione



Kawamura è per eccellenza il giapponese di Roma Est, che di quella scena è uno dei principi pur essendo sempre stato un caso a sé, tanto che ritorna con questo terzo disco con la cocciutaggine di essere a tutti i costi inattuale, per risultare così senza tempo (in effetti non si sa quanti anni abbia, eterno giovanotto). Imperterrito nell'esplorare il pop, la psichedelia e il rock nipponico filtrandolo con il glam, ma anche con quelle sottili strizzate d'occhio al prog italiano e alle sue ballate, sa quali corde toccare oltre quelle della sua chitarra. E infatti i testi parlano di elefanti di legno, di alberi di cachi piantati dal nonno, di squisitezze da overdose di bucce di banana al forno. Naufragar ci è dolce in questo mar del Giappone.
ATTACCO DI KORO KORO