a cura di
Nick Zurlo
Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad una vera e propria
proliferazione di micro-label musicali che, sulla scia dei dettami
D.I.Y. (“do it yourself” ovvero “fattelo da solo”) delle produzioni
discografiche punk-hardcore, hanno completamente ridisegnato il panorama
underground mondiale e italiano.
Anche la povera Italia, tanto bistrattata e malata di esterofilia,
possiede dei giacimenti importanti dove è possibile trovare metalli
preziosi, e fra i tanti filoni che percorrono sotterraneamente la
capitale può capitare (per i più fortunati) di imbattersi nella
Geograph Records, etichetta di cassette e cdR che gravita in quella Roma Est che ha fatto di Borgata Boredom il suo manifesto artistico.
Geograph Records
La Geograph è nata da pochi anni ma ha già sfornato alcuni dei lavori
più interessanti di “cantautori”, se così possiamo definirli, di questo
miasma weird-pop che in controtendenza con una società basata
sull’apparenza sorretta da una continua esposizione ad un’iconografia
mediatica che rimbalza dal trash al nazionalpopolare.
Grip Casino, Eva Won, Trapcoustic, Harmony Molina
e
gli altri musicisti che orbitano intorno alla Geograph corrispondono ad
un’isola sperduta in questo oceano di superficialità, un luogo dove è
possibile incontrare strane creature e dove la vegetazione offre frutti
genuini ed esotici.
Grip Casino - SNTVL
Già dalla prima uscita:
Grip Casino –
SNTVL la
Geograph presenta al pubblico un disco essenziale ed eccentrico che
ricorda molto da vicino i primi lavori di Daniel Johnston.
La chitarra storta e dissonante è suonata con un approccio
primitivista che risulta ancora più aspro per via dello stile di
registrazione casalingo.
Le canzoni che compongono questo disco sono spesso intervallate da intermezzi chiamati
Skit che
sono delle incursioni noise in una cornice che va dal punk ad un certo
genere di indie-folk che si è sviluppato soprattutto negli Stati Uniti
ed in Australia con esperienze come
Tall Dwarf o
Half Japanese.
Il secondo titolo della Geograph è affidato a
Bonsai Heart dell’artista polistrumentista romano
Trapcoustic.
Trapcoustic - Bonsai Heart
Inizialmente avevo qualche riserva su questo lavoro, semplicemente
non riuscivo a spiegarmi come un “noiser” della prima ora come Stefano
Di Trapani (alias Trapcoustic) potesse avere nelle corde un genere così
prettamente indie-folk, poi ad un ascolto più attento mi sono dovuto
ricredere.
“Bonsai Heart” è forse uno dei migliori e più ispirati dischi che abbia ascoltato negli ultimi anni,
Nick Drake
incontra il cadavere di Kurt Cobain e quello che ne esce è una sorta di
punk-psichedelia totalmente dissennata e percorsa da lampi di assoluta
genialità creativa.
English muffins for breakfast while you’re smoothly rubbing your legs against mine è il titolo del disco del cantautore post-grunge
Harmony Molina, primo ospite internazionale che fuoriesce, almeno geograficamente, dall’entourage romano della Geograph.
Harmony Molina - English muffins for breakfast while you're smoothly rubbing your legs against mine
Il disco è composto da 11 affreschi moderni che scorrono fluidamente
sul nastro della tape come se appartenesse da sempre all’ascoltatore, un
“istant-classic” che, appunto per la sua compiutezza, non solleva
ulteriori interessi all’orecchio di un appassionato di sperimentazione.
L’ultima release risale a primavera 2012 ed è l’esordio di
Eva Won con il suo disco omonimo.
Questa è una delle più belle sorprese dell’anno, lo spettro cromatico
delle influenze è enorme, si va dagli Spacemen 3 alle Y Pants, il tutto
miscelato sapientemente e condito da una sorprendente (auto)ironia.
S/t di
Eva Won rappresenta una vittoria di “squadra”, è il manifesto di una
scena che offre la possibilità a chiunque abbia qualcosa (di
interessante) da dire di esprimersi artisticamente e creativamente, ed è
questo il punto di forza e fondamentale peculiarità di etichette come
Geograph Records.
Eva Won - S/t
Ho incontrato “Giannantony” aka Antonio Giannantonio aka Grip Casino
alla manifestazione Crack Comics!, un festival di fumetti indipendenti
nella suggestiva cornice del centro sociale Forte Prenestino in Roma, lì
abbiamo registrato questa intervista che sono lieto di trascrivere per i
lettori di Musiczoom.
Nick Zurlo: Perchè è nata Geograph Records?
Antonio: Fin da quando ero “pischello” ho
sempre sognato di avere un’etichetta, registrare gruppi, fare dei
racconti, fare delle cose che mi rappresentassero. L’idea è quella di
utilizzare le “canzoni”, una sorta di racconto povero, una cosa che sta
andando scomparendo.
N: Geograph si inserisce in un contesto musicale (Roma
Est/Borgata Boredom) che fondamentalmente è percorso dalla vena noise,
proponendo opere che effettivamente non hanno nulla a che vedere con
questo genere di musica totalmente destrutturata.
A: Questo avviene principalmente per il fascino che
si prova per alcuni dischi “compiuti”, fatti di pochi accordi e di
parole cantate. Certo Geograph Records non sarebbe mai esistita senza
Borgata Boredom.
N: Pensi che questo tipo di approccio molto “privato” o
“intimista” possa essere di respiro globale o soltanto circoscritto ad
una cerchia di amici e aficionados che seguono questa scena?
A: Questo è un problema che noi affrontiamo per ogni
uscita, non possiamo permetterci lunghe sessioni di registrazioni o
microfoni da 2000 euro quindi ci affidiamo al room-recording.
Ogni artista ha delle idee precise e per evitare che vengano in qualche modo corrotte ci affidiamo all’autoproduzione.
Il nostro approccio non è quello di fare un prodotto circoscritto
solo per gli amanti del Lo Fi ma questa è una scelta obbligata.
N: Parlando proprio di supporto fisico, voi Prediligete
il cd-r e la tape, come mai la scelta di questi due supporti che sono
così ostici per l’ascoltatore medio?
A: Noi usiamo questi supporti perché costano poco,
la tape è il vinile dei poveri, ha un suono ed una peculiarità che
affascina, ha una sua dignità in quanto nastro registrato.
N: Che musica bisogna fare per essere pubblicato su Geograph?
A: Io amo molto il suono scarno, povero, che con
pochi accordi riesce a raccontare qualcosa di potente, è questa la
caratteristica che la Geograph ricerca nei suoi artisti.
N: Che feedback avete dal pubblico?
A: La gente è strana, noi non ci autopromuoviamo tantissimo, ogni uscita è di 50 tape e un numero indefinito di cd-r.
La maggior parte delle vendite vengono da concerti che fanno gli
artisti e da negozi di dischi che sono prevalentemente nella città di
Roma, dovremmo in un certo senso sviluppare meglio la nostra
distribuzione. Noi speriamo sempre che la gente ci venga a cercare.
N: Quale artista ti piacerebbe ospitare nella tua etichetta?
A: vorrei scrivere a Phil Elvurm, artista americano
che ha pubblicato con molti pseudonimi come Microphones o Mount Erie, mi
piace molto il suo stile che definirei magico e libero, mi piacciono le
sue canzoni, mi piacerebbe che mi regalasse qualcosa da pubblicare su
Geograph.
http://www.musiczoom.it/?p=11470