Kawamura Gun, come suggerisce il suo nome, è un artista di
origine giapponese: dopo un periodo di studio delle arti nel Regno Unito
si è trasferito a Roma dove attualmente vive e lavora. Questo suo
album, “Brutiful”, è il primo da solista. Gun è anche infatti da qualche anno chitarrista e cantante dei Blind Birds, band romana di ispirazione glam-rock.
Ok, è tempo di mettere su il CD. Lo ascolto una prima volta e capisco che non mi basterà: la prima impressione è di essere di fronte a qualcosa di originale, ispirato certamente alle sonorità del rock degli anni’60 e ’70, ma assolutamente dotato di vita propria. Il disco non è per niente banale e quello che conta è che mi ha fatto venire voglia di ascoltarlo una seconda volta, non per il semplice motivo che il mio compito è recensirlo, ma proprio per curiosità e gusto personale. Andiamo ad analizzarne i contenuti.
Gli arrangiamenti sono minimali, gli strumenti (tendenzialmente chitarra, basso e batteria/percussioni, con molte parti corali di background anche melodicamente indipendenti) paiono suonati quasi con svogliatezza, con voluto disinteresse per la precisione e la “bellezza” intesa come confezionamento commerciale di un’idea. Credo che Gun voglia proprio sottolineare, come nel titolo dell’album “Brutiful” (unione di due lingue, l’italiano e l’inglese e di due parole, Brutto e Beautiful), la doppia faccia della sua arte, meravigliosamente brutta come il mondo che il giapponese vede e racconta. Intendiamoci, non sto parlando di disinteresse per la perfezione artistica: al contrario Kawamura Gun mi pare non essere tipo da accontentarsi del proprio prodotto finché esso non abbia raggiunto la perfezione, la Sua perfezione però, che è tutt’altro che ordinata, tutt’altro che conforme al comune senso di “bello”.
Il disco si apre con “Tongued eyes”, brano cantato in inglese che ricorda le atmosfere di band quali i T-Rex e i Silverhead, tra l’altro dichiarati ispiratori della musica prodotta dal giapponese. Il brano è un inizio perfetto e spiega in maniera magistrale quello che Gun vuole farci sentire per il resto dell’album.
La seconda traccia ci annuncia che non tutto il disco sarà cantato in inglese: “Henda” infatti ha un testo in giapponese così come “Ke” e “Mawatte Mawatte”, quinta traccia dell’album, ipnotica quanto il video che Gun ne ha realizzato dove vedrete l’artista cimentarsi con un piatto giradischi sopra il quale è stato posto un LP corredato di piccole gambe di donna che eseguono coreografie. Questa immagine dovrebbe essere più che sufficiente a rendere l’idea dell’atmosfera in cui sarete catapultati. Cercate il video su YouTube.
Con “Say no word” si torna alla lingua inglese e con il testo anche la musica ci riporta al brit-pop di ispirazione beatlesiana. La melodia e l’armonia, aiutate dalla pronuncia della lingua inglese, diventano decisamente più easy pur mantenendo lo stile sopra le righe di Kawamura.
La chitarra torna ad essere grunge nella settima traccia del disco “I had your cake, Sarah”, brano che, a parte l’arrangiamento molto più soft e la voce decisamente meno “maledetta”, ricorda nel testo e nell’armonia qualcosa dei Nirvana. Non mancano ovviamente come in gran parte del disco le parti corali tipicamente british, ingrediente che, assieme al resto contribuisce a rendere il lavoro di Kawamura qualcosa di non ancora sentito. Quali sono le mie tracce preferite? “Tongued eyes”, “Mawatte Mawatte” e “Layers”.
“A volte mi è capitato di comporre pezzi non adatti al gruppo, li mettevo da parte, quando mi si è presentata l’opportunità, ho accettato la proposta di fare uscire un lavoro come solista”. Così Kawamura spiega il perché di questo album. Francamente credo sia difficile inventare qualcosa di nuovo, oggi. Quello che un artista può fare, probabilmente come sempre è stato fatto, è attingere dalle proprie esperienze, farsi contaminare dai propri interessi, scoprire e riunire pezzi di sè, esprimerli attraverso forme di comunicazione consone, e quindi creare. Questo in”Brutiful” è stato reso egregiamente. L’unione di ingredienti primari differenti, mescolati ed espressi alla maniera del giapponese, risulta assolutamente originale e apprezzabile.
“Brutiful”, per concludere, è stravagante, fuori dal comune, mai banale e, sempre, dolcemente deviante. Sicuramente questo disco è solo una piccola parte dell’espressività artistica di Kawamura Gun. Ascoltandolo e navigando un po’ sul web in cerca di curiosità su di lui mi sono imbattuto in diversi lavori, dalla pittura alla scultura, per passare dall’origami alla creazione di pupazzini. Ho visto tutto di sfuggita. Il mio lavoro era recensire il suo prodotto musicale, però consiglio a tutti coloro che vorranno avvicinarsi al sorprendente mondo del giapponese di dare un’occhiata anche al resto della sua arte. Sicuramente Kawamura Gun è un personaggio straordinario dotato di uno stile sopra le righe e che non ama le mezze misure, così come non ci saranno mezze misure nel vostro apprezzare o meno il suo disco: o vi farà impazzire o lo detesterete.
http://www.rockambula.com/kawamura-gun-brutiful/
Alessandro Maiani
Ok, è tempo di mettere su il CD. Lo ascolto una prima volta e capisco che non mi basterà: la prima impressione è di essere di fronte a qualcosa di originale, ispirato certamente alle sonorità del rock degli anni’60 e ’70, ma assolutamente dotato di vita propria. Il disco non è per niente banale e quello che conta è che mi ha fatto venire voglia di ascoltarlo una seconda volta, non per il semplice motivo che il mio compito è recensirlo, ma proprio per curiosità e gusto personale. Andiamo ad analizzarne i contenuti.
Gli arrangiamenti sono minimali, gli strumenti (tendenzialmente chitarra, basso e batteria/percussioni, con molte parti corali di background anche melodicamente indipendenti) paiono suonati quasi con svogliatezza, con voluto disinteresse per la precisione e la “bellezza” intesa come confezionamento commerciale di un’idea. Credo che Gun voglia proprio sottolineare, come nel titolo dell’album “Brutiful” (unione di due lingue, l’italiano e l’inglese e di due parole, Brutto e Beautiful), la doppia faccia della sua arte, meravigliosamente brutta come il mondo che il giapponese vede e racconta. Intendiamoci, non sto parlando di disinteresse per la perfezione artistica: al contrario Kawamura Gun mi pare non essere tipo da accontentarsi del proprio prodotto finché esso non abbia raggiunto la perfezione, la Sua perfezione però, che è tutt’altro che ordinata, tutt’altro che conforme al comune senso di “bello”.
Il disco si apre con “Tongued eyes”, brano cantato in inglese che ricorda le atmosfere di band quali i T-Rex e i Silverhead, tra l’altro dichiarati ispiratori della musica prodotta dal giapponese. Il brano è un inizio perfetto e spiega in maniera magistrale quello che Gun vuole farci sentire per il resto dell’album.
La seconda traccia ci annuncia che non tutto il disco sarà cantato in inglese: “Henda” infatti ha un testo in giapponese così come “Ke” e “Mawatte Mawatte”, quinta traccia dell’album, ipnotica quanto il video che Gun ne ha realizzato dove vedrete l’artista cimentarsi con un piatto giradischi sopra il quale è stato posto un LP corredato di piccole gambe di donna che eseguono coreografie. Questa immagine dovrebbe essere più che sufficiente a rendere l’idea dell’atmosfera in cui sarete catapultati. Cercate il video su YouTube.
Con “Say no word” si torna alla lingua inglese e con il testo anche la musica ci riporta al brit-pop di ispirazione beatlesiana. La melodia e l’armonia, aiutate dalla pronuncia della lingua inglese, diventano decisamente più easy pur mantenendo lo stile sopra le righe di Kawamura.
La chitarra torna ad essere grunge nella settima traccia del disco “I had your cake, Sarah”, brano che, a parte l’arrangiamento molto più soft e la voce decisamente meno “maledetta”, ricorda nel testo e nell’armonia qualcosa dei Nirvana. Non mancano ovviamente come in gran parte del disco le parti corali tipicamente british, ingrediente che, assieme al resto contribuisce a rendere il lavoro di Kawamura qualcosa di non ancora sentito. Quali sono le mie tracce preferite? “Tongued eyes”, “Mawatte Mawatte” e “Layers”.
“A volte mi è capitato di comporre pezzi non adatti al gruppo, li mettevo da parte, quando mi si è presentata l’opportunità, ho accettato la proposta di fare uscire un lavoro come solista”. Così Kawamura spiega il perché di questo album. Francamente credo sia difficile inventare qualcosa di nuovo, oggi. Quello che un artista può fare, probabilmente come sempre è stato fatto, è attingere dalle proprie esperienze, farsi contaminare dai propri interessi, scoprire e riunire pezzi di sè, esprimerli attraverso forme di comunicazione consone, e quindi creare. Questo in”Brutiful” è stato reso egregiamente. L’unione di ingredienti primari differenti, mescolati ed espressi alla maniera del giapponese, risulta assolutamente originale e apprezzabile.
“Brutiful”, per concludere, è stravagante, fuori dal comune, mai banale e, sempre, dolcemente deviante. Sicuramente questo disco è solo una piccola parte dell’espressività artistica di Kawamura Gun. Ascoltandolo e navigando un po’ sul web in cerca di curiosità su di lui mi sono imbattuto in diversi lavori, dalla pittura alla scultura, per passare dall’origami alla creazione di pupazzini. Ho visto tutto di sfuggita. Il mio lavoro era recensire il suo prodotto musicale, però consiglio a tutti coloro che vorranno avvicinarsi al sorprendente mondo del giapponese di dare un’occhiata anche al resto della sua arte. Sicuramente Kawamura Gun è un personaggio straordinario dotato di uno stile sopra le righe e che non ama le mezze misure, così come non ci saranno mezze misure nel vostro apprezzare o meno il suo disco: o vi farà impazzire o lo detesterete.
http://www.rockambula.com/kawamura-gun-brutiful/
Alessandro Maiani
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